Hackintosh

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Hackintosh

Per hackintosh si intende un progetto di hacking nato per installare un sistema operativo Mac OS X su personal computer basati su architettura x86 e non prodotti da Apple.

Il neologismo è stato coniato dopo giugno 2005, quando al Worldwide Developers Conference Apple ha annunciato il passaggio dai processori PowerPC a quelli Intel rendendo pressoché nulla la differenza tra un personal computer Mac e uno IBM compatibile x86[1]. La compatibilità tecnica tra i due sistemi non è totale, ma è comunque possibile modificare il firmware di un PC per permettere l’uso di Mac OS X su PC; tuttavia, l’installazione su hardware non prodotto da Apple è esplicitamente vietata anche dal contratto di licenza software (EULA) che accompagna il sistema operativo.

Nell’ambito del suo sviluppo, tutte le versioni di Mac OS X a partire dalla 10.0, sono state compilate e utilizzate su macchine con CPU Intel ma solo internamente ai laboratori Apple, senza distribuzione al pubblico.

Mac OS X per Intel è stato reso disponibile al pubblico solo a partire dalla versione Tiger 10.4.4, disponibile solo preinstallata sui computer dotati della nuova CPU e sui DVD non retail di accompagnamento. La versione 10.4.3 è stata resa disponibile solo mediante l’acquisto di un modello Macintosh denominato Developer Transition Kit (DTK), orientato principalmente agli sviluppatori per consentire l’adattamento delle applicazioni alla nuova piattaforma.

La commercializzazione di Mac OS X per Intel su DVD retail acquistabili separatamente è iniziata solo a partire dalla versione OS X 10.5 Leopard.

Tutti i Macintosh sono forniti di un chip che permette al sistema operativo di verificare se sta girando effettivamente su di un hardware Apple e di rifiutare l’esecuzione in caso contrario. Anche le applicazioni principali (come ad esempio il Finder) sono inoltre criptate in modo che sia impossibile la loro esecuzione su hardware non nativo.

Inoltre, Apple non rilascia driver per un’ampia gamma di periferiche, limitandosi a supportare i dispositivi effettivamente inclusi nei Macintosh originali.

Infine il sistema operativo non è certificato, almeno a livello ufficiale, per l’impiego su processori e chipset Intel-equivalenti come per esempio AMD.

Tutto questo comporta che per ottenere effettivamente l’esecuzione dell’OS X su un computer non Apple e per evitare problemi di incompatibilità hardware, Mac OS X richiede degli interventi a livello di codice o di firmware per fornire al kernel tramite emulazione EFI (vedere sotto) un’interazione con l’hardware simile a quella dei computer originali Apple.

Le prestazioni di un hackintosh, come quelle di qualsiasi computer, variano a seconda dei componenti hardware. I fattori che influenzano le prestazioni sono, classicamente, la quantità di memoria RAM e la sua frequenza, il processore, tenendo conto maggiormente del numero dei core, la sua frequenza e processo produttivo e la scheda scheda video con la sua quantità di memoria, la frequnza della memoria e il clock del core, oltre a questo conta molto la velocità e il tipo di hard disk e se è IDE o SATA. Inoltre, data la particolare natura della combinazione hardware-software, è evidente che il sistema risulterà tanto più funzionale quanto più le sue caratteristiche (classe di processore, chipset, …) si avvicinano a quelle di un Macintosh.

In generale, ad ogni modo, partendo da un hardware sufficientemente vicino ad un Macintosh, la maggior parte degli utenti dichiara di riscontrare un comportamento molto prossimo a quello di un computer originale Apple

Emulazione EFI

Extensible Firmware Interface (EFI) definisce specificamente un’interfaccia software tra un sistema operativo e la piattaforma del firmware.

All’inizio di novembre del 2007, un gruppo di hacker ha sviluppato un metodo che consente l’emulazione di EFI utilizzando un bootloader modificato dell’ambiente Darwin. In termini pratici, questo fa in modo che un comune PC dotato di alcuni requisiti hardware minimi viene riconosciuto dal sistema operativo come se fosse una macchina prodotta da Apple, abilitando così tutte le funzionalità del sistema. Questo metodo non viola il Contratto di Licenza Finale Apple per la parte che vieta la modifica delle componenti non Open-Source del sistema operativo (queste parti infatti non vengono toccate)[2][3], ma rimane illegale in quanto il sistema operativo viene eseguito in maniera nativa e non tramite virtualizzazione.

In precedenza, altre soluzioni consentivano di far girare OS X su PC non Apple tramite modifiche del kernel o tramite moduli del kernel che semplicemente ignoravano l’EFI. Queste soluzioni però, andando a modificare componenti non-open source, violano l’EULA.

A partire da settembre 2008, è disponibile anche un prodotto commerciale, EFi-X, che si basa su un hardware aggiuntivo che consente di lanciare in modo nativo Mac OS X sui computer non Apple dotati di una serie di requisiti minimi[4]

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